Tra le materie prime più comuni e diffuse nella filiera produttiva globale troviamo ai primi posti risorse di tipo plastico seguite da tessuti e fibre. Nonostante la preoccupazione dei movimenti ambientalisti per tali materiali sembra proprio che, attualmente non se ne possa fare a meno vista la loro versatilità ed il costo più che contenuto. Se ci discostiamo dall’impatto ambientale di tali materiali possiamo considerare anche altri risvolti in termini di produttività ed efficienza. Risvolti che riguardano temi indirettamente correlati all’ambiente come la riduzione degli sprechi, l’ottimizzazione dei processo produttivi ed anche la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ci riferiamo alle conseguenze negative che la lavorazione di questi materiali può causare e che, come vedremo, possono rivelarsi addirittura fatali. Per questo la gran parte di aziende produttive che lavorano plastica, fibre e tessuti sono solite installare barre antistatiche per eliminare l’accumulo di carica elettrostatica, la problematica di cui parleremo proprio nelle righe che seguono.
Perché questi materiali sono potenzialmente letali?
Per affrontare l’argomento, come anticipato poc’anzi, dobbiamo necessariamente mettere da parte le preoccupazioni circa i risvolti ambientali derivanti dall’uso di materiali neutri e versatili come plastiche, fibre e tessuti. Il loro utilizzo non è al momento pienamente sostituibile per cui le soluzioni che riguardano la sostenibilità produttiva sono fondate su altri approcci tra cui l’efficienza degli impianti di produzione. E difatti la lavorazione ad alta velocità di questi materiali che abbiamo specificatamente inquadrato come neutri, può causare un fenomeno molto dannoso non solo per l’ambiente ma anche per gli operatori che controllano i macchinari e per l’intera organizzazione.
Difatti il contatto e lo sfregamento tra materiali neutri e macchinari origina quello che è conosciuto come accumulo di carica elettrostatica, il fenomeno che viviamo quotidianamente quando prendiamo la scossa scendendo dalla macchina o togliendoci rapidamente un maglione di lana. Queste “scossette” sembrano apparentemente innocue ma, all’interno di un impianto di produzione che lavora materiali neutri possono causare incendi, esplosioni e gravi infortuni ai lavoratori.
Quali altri danni possono causare?
Non solo. Il sollevamento delle bobine di plastica per gli imballaggi o il disallineamento dei materiali fibrosi e di tessuti dai nastri dei macchinari provoca una serie di problematiche come inceppamenti, danneggiamenti ai lotti produttivi e surriscaldamenti. La conseguenza è la produzione elevata di scarti che si traducono in sprechi finanziari, rallentamenti, inquinamento e costi esosi per il danneggiamento precoce dei macchinari. Per un’azienda produttiva, quindi, un fenomeno apparentemente invisibile ed innocuo come l’accumulo di cariche elettrostatiche può trasformarsi in un vero e proprio peso economico, finanziario ed ambientale che è necessario risolvere prontamente. Come? Lo spieghiamo nelle righe che seguono.
Come eliminare il problema delle cariche elettrostatiche?
La soluzione più popolare e conveniente consiste nell’installazione di barre antistatiche, ovvero sistemi che ionizzano l’area dove si accumulano le cariche. Questi sistemi hanno grandezza variabile e vengono installati proprio dove avviene lo sfregamento che da vita al fenomeno. Per procedere è necessario contattare un’azienda specializzata in questo genere di sistemi e valutare assieme, nell’arco di un sopralluogo, quali sono i rischi e le probabili soluzioni da adottare. Le barre agiranno per “dissipare” le cariche accumulate sul nascere facendo tornare così i macchinari alla massima efficienza. Di conseguenza verranno prodotti molti meno scarti e i lavoratori potranno agire in un luogo al 100% sicuro.